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domenica 23 ottobre 2011

Cristo è l'Unto della profezia di Daniele?

In questione giorni ho voluto approfondire (a livello storico, scritturale ed esegetico) la questione relativo al rapporto tra le tre religioni rivelate: Ebraismo, Cristianesimo e Islam.

Mettendo un attimo da parte l’Islam, in relazione all’Ebraismo, ciò che mi incuriosisce è il capire come mai i dotti rabbini (che di certo non sono gli ultimi arrivati nello studio delle Scritture) non riconoscano in Gesù il Messia. D’altra parte a noi è sempre stato semplicemente insegnato che Egli è il Cristo, senza però spiegarci mai bene perché (tranne un vago “come era stato profetizzato”). O almeno questa è la mia esperienza al catechismo e durante le ore di religione scolastica.


Ho cercato allora di approfondire queste “fantomatiche” profezie.
Ce ne sono elencate parecchie. Alcune mi sono sembrate basate su interpretazioni un po’ forzate; altre mi sono sembrate più ragionevolmente attribuibili a Gesù, ed effettivamente verificate (pur in una certa labilità di modi e tempi: ad esempio era scritto che prima sarebbe accaduta una certa cosa e poi, un poi imprecisato, un’altra; e così rileggendole con gli occhi della storia, gli si può effettivamente dare ragione).

Ma c’è una profezia che mi ha davvero flashato per l’incredibile precisione che (sembra) mostrare.

Prendendo spunti da alcuni siti e documenti che danno delle indicazioni sulla lettura della profezia, mettendo tutto insieme e ricercando altre informazioni che mi sembrano pertinenti e necessarie, ricostruirò situazioni e periodi e farò insieme a voi “il conto”.
Come vedrete, la precisione che ne risulterà sarà sorprendente!

Se qualcuno poi avrà avuto la voglia o l’interesse per leggere, sarei felice di sentire qualche commento o qualche eventuale critica al modo in cui ho proceduto.

Cercherò di dare tutti i riferimenti e le fonti. Per le parti scritturali farò riferimento alla traduzione Nuova Riveduta, dato che (sui vangeli) è quella che mi è sembrata più fedele (direi anche più letterale).
Per confrontare si può utilizzare il ben fatto sito La Parola.


Iniziamo dal Libro in questione, quello di Daniele. La redazione definitiva è probabilmente avvenuta attorno al 164 a.C. (cfr). Il libro è attribuito al profeta Daniele, attivo dal 605 a.C in poi (cfr).
Gerusalemme era stata distrutta nel 606 a.C. e i giudei erano in esilio.

La profezia è costituita da due versetti del paragrafo 9, pervenutoci in ebraico (cfr).

Daniele 9,25-26

25 Sappi dunque e comprendi bene: dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino all'apparire di un Unto, di un Capo, ci saranno sette settimane e sessantadue settimane; essa sarà restaurata e ricostruita, piazza e mura, ma in tempi angosciosi. 26 Dopo le sessantadue settimane un Unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. Il popolo d'un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione ed è decretato che vi saranno devastazioni sino alla fine della guerra.

L’Unto è il Messia di cui ampiamente si parla nell’Antico Testamento. In un’ottica Cristiana, quest’Unto è Gesù. Proviamo a fare i conti e vediamo se “tornano”.

Anzitutto va detto che le settimane vanno intese come settimane di anni.
Questa che potrebbe sembrare una forzatura, è in realtà una cosa del tutto naturale se si considera che il contare in settimane d’anni era una cosa normale tra gli ebrei, che avevano assimilato quest’abitudine sin dalla legge mosaica (cfr ad esempio Levitico 25:1-7, 8-13).
Bisogna quindi verifica se “dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme” sino a quando non compare “un Unto” a Gerusalemme passano (7+62) x 7 = 483 anni.

Bisogna a questo punto, prima di procedere, precisare come va inteso l’anno. Erano quelli anni di profonda sperimentazione nel cercare di definire un calendario che mantenesse il rapporto costante tra gli anni e le stagioni: si passò nel corso di qui secoli da un calendario essenzialmente basato su quello lunare con continue opportune correzioni di volta in volta (calendario romano), fino a giungere a quello giuliano per sistemare successivamente la questione degli anni bisestili (cfr).
Ogni anno aveva quindi una durata diversa. Tuttavia in ambito biblico è ben specificato che con anno ci si riferisce ad un periodo di 360 giorni; tanto durava infatti un “anno profetico” (cfr Apocalisse 11:3 e Apocalisse 12:14)
Se traduciamo quindi in giorni questo periodo di 483 anni profetici, otteniamo 483 x 360 = 173880 giorni.

Dobbiamo ora datare il “momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme” e quello in cui l’Unto compare in Gerusalemme.
Per il primo punto basta far riferimento alla data del decreto di ricostruzione di Gerusalemme. Questa ci viene fornita in Neemia 2,1 e Neemia 2,17:

“L'anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan.”

“Allora dissi loro: Voi vedete in che misera condizione ci troviamo; Gerusalemme è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco! Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e non saremo più nella vergogna!"

Il re Artaserse I Longimano regnò dal 465 al 424 a.C. (cfr) L'anno ventesimo del suo regno corrisponde all'anno 445 a.C. Il mese di Nisan cade, in relazione al nostro calendario, nei mesi di marzo/aprile (cfr)
Siamo quindi tra il marzo e l’aprile del 445 a.C.

Per il secondo punto, supponendo corretto il riferimento dell’Unto a Gesù, dobbiamo individuare la data in cui Gesù entrò a Gerusalemme.
L’evangelista Luca ci informa che Gesù cominciò il suo servizio pubblico nel quindicesimo anno di regno dell'imperatore Tiberio (cfr Luca 3,1). L'imperatore Tiberio regnò dal 14 al 37 d.C. (cfr); quindi il 15esimo anno del suo regno fu il 29 d.C. In Luca 13,7 è esplicitamente detto che l’attività pubblica di Gesù durò 3 anni. Siamo allora al 32 d.C.
Giovanni 12,1 dice che Gesù venne a Betania sei giorni prima della Pasqua dei Giudei e in Giovanni12,12 che entrò a Gerusalemme il giorno dopo.
La Pasqua ebraica cade ogni anno il 15 di Nisan (cfr), quindi il giorno dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme cade il 10 Nisan dell’anno 32 d.C.

Ora, dal marzo/aprile del 445 a.C. al marzo/aprile del 32 d.C. (tenendo presente che l’anno zero non esiste, ossia del 1 a.C. al 1 d.C. bisogna contare solo un anno) passano 476 anni “solari”.

Ora bisogna valutare la durata di questi anni solari.
Fino al 45 a.C. (anno in cui si riformò il calendario e si passò all’uso di quello giuliano) gli anni avevano una durata standard di 355 giorni essendo calcolati sui mesi lunari, e ogni due anni si apportavano correzioni per “riequilibrare” i giorni dei mesi con l’inizio delle stagioni inserendo in febbraio un mese intercalare (cfr). Non sappiamo con esattezza anno per anno come furono apportate le correzioni (o almeno io non ho trovato da nessuna parte questi dati). Tuttavia, tenendo conto che lo scopo era quello di far corrispondere un determinato giorno con (ad esempio) l’equinozio di primavera, e che le varie correzioni in quattro secoli (dal 445 a.C. al 45 a.C.) si sono dovute bilanciare, possiamo stimare sulla base delle nostre attuali conoscenze astronomiche che “a tale scopo” i 400 anni devono essere di 365 giorni con 97 bisestilità. (cfr).
Dal 45 a.C. in poi, in cui si introdusse il calendario giuliano con 365 giorni (e ancora qualche difficoltà nella determinazione delle bisestilità, comunque aggiunte in febbraio) sappiamo quali furono gli anni che divennero bisestili fino al 32 d.C.; e cioè:
-43, -40, -37, -34, -31, -28, -25, -22, -19, -16, -13, -10, -7, +4, +8, +12, +16, +20, +24, +28, +32.
Sono quindi 21 bisestilità, che sommate alle 97 stimate nei precedenti 4 secoli arrivano a 118.

L’ultima cosa da osservare è che l’intervallo in cui cade il mese lunare di Nisan (che dura 30 giorni) si sposta ogni due secoli di circa un giorno (cfr). Quindi in 476 anni, bisogno considerare uno slittamento di circa 2 giorni.
In definitiva, facendo riferimento al 10 Nisan e supponendo che nei due anni in questione (445 a.C. e 32 a.C.) il mese lunare di Nisan cada “il primo giorno possibile”, otteniamo il seguente numero di giorni tra queste due date
476 x 365 + 118 + 2 = 173860 !!!

Se poi, per maggior precisione, consideriamo il fatto che non sappiamo che giorno del mese Nisan sia stato promulgato il decreto di ricostruzione di Gerusalemme, e non sappiamo neanche come i due mesi Nisan cadevano in relazione agli anni solari 445 a.C. e 32 a.C., otteniamo un intervallo che va da 173810 a 173900 giorni; intervallo in cui rientrano i 173880 giorni profetizzati!!

La precisione è sbalorditiva!!!


L’ “ipotesi” Unto=Gesù sembra calzare alla perfezione.

Anche la parte di profezia contenuta nel versetto 26 sembra aver avuto perfetto compimento.
“Dopo le sessantadue settimane un Unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui” (Gesù dopo pochi giorni viene abbandonato, tradito, giudicato e crocefisso) (cfr Giovanni 18 e Giovanni 19);
“Il popolo d'un capo che verrà distruggerà la città e il santuario” (questo popolo sono i romani e il capo è l’imperatore Tito che nel 70 d.C. fa distruggere il tempio di Gerusalemme)(cfr).

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